In punta di dito (ritorno al Subbuteo)

Da tempo mi dicevo: dovrei cercare in quella miniera che si chiama Google la possibile pepita d'oro della ripresa di una passione. Così ho scritto "Subbuteo-Rovereto". E ho letto i risultati della ricerca … Mercoledì sera dopo qualche anno (credo siano sei/sette) ho ricominciato a giocare. Serve spiegare cos'è il Subbuteo? Il gioco più bello del mondo, vi basta? Un calcio in miniatura.


La prima volta me la ricordo ancora, e chi se la dimentica? Era il compleanno del mio amico d'infanzia Mario, 4 marzo 1982: potrebbe essere una forzatura, cercare la data esatta. Potrebbe anche non esserlo. Poi papà mi fece il regalo, era il luglio 1982, nella scatola "World Cup" Spagna e Argentina, in allegato l'Italia fresca campione del mondo. Da lì centinaia di partite, con regole adattate all'immaginazione da bambino. Con Cristiano portammo anche un campo e due squadre al campo scuola in montagna. In ritiro. Dovevamo portare una porta a testa, ma ci capimmo male e si giocava con una porta che passava di mano al momento del tiro.
Poi qualche anno di pausa. "Da grande" si ricomincia, con l'amico David. E impariamo le regole vere. E organizziamo partite, partitone e partitissime, coinvolgendo un po' di coetanei.
Mi trasferisco, i rientri in Friuli sono sempre meno frequenti, le occasioni di giocare a Subbuteo diminuiscono.
A Verona ci riprovo, prendo contatto con un gruppo di giocatori che per me si rivela troppo forte e acceso d'agonismo. Io voglio solo giocare, nel senso profondo della parola. Se non mi diverto, che senso ha? Smetto.
Ma il gioco più bello del mondo mi richiama: non mi abbandonerai mica così? Ed eccoci a quel Google "Subbuteo-Rovereto". Mercoledì sera ho tolto due vecchie squadre, il portierone e (metaforicamente) il dito della cantina e mi sono affacciato alla sala del "Trento Subbuteo". Bell'accoglienza e belle partite, da subito. Mi è piaciuto, mi sono sentito a mio agio, libero di divertirmi come un bambino. Ci voglio tornare.
C'è un che di romantico, in questo post… e dunque non posso che chiuderlo con l'immagine del sogno calcistico di un Bambino "Causio, Zico, Virdis". 



Claudio di Rovereto (TN).

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